I conformisti Giù le mani dalla Rai! La passione per le dietrologia, così come il sospetto per il complotto, sono suggestioni irrinunciabili della vita Repubblicana. È almeno dal tempo in cui Pietro Nenni udiva i “tintinnii di sciabole” che non riusciamo mai a fare a meno di una qualche minaccia terribile che ci si prospetta. Detto questo, per quanto possa essere stata scabrosa la vicenda Rai con le dichiarazioni del consigliere della Vigilanza Anzali, il premier è stato rispettoso e corretto. Renzi si è presentato ai microfoni della direttrice del Tg3 dicendo che lui non intende cacciare nessuno, che nemmeno gli passa per la testa e si è rimesso al direttore generale dell’azienda e all’autonomia professionale. Se qualcuno avesse voluto che Renzi smentisse Anzaldi o magari lo cacciasse, avrebbe preteso a sua volta un editto bulgaro al contrario. Anzaldi è libero di dire quello che vuole e soprattutto nell’ambito delle sue prerogative di parlamentare della Repubblica, indipendentemente dal ruolo che ricopre per legge nella Vigilanza. Per carità, comprensibile che non si consideri la vicenda finita, che si possa pensare ancora che Renzi abbia in mente il colpo e aspetti solo l’occasione buona, ma bisogna pure attenersi ai fatti. Per ora il premier ha fatto delle dichiarazioni incontrovertibili. Invece? Niente. Abbiamo subito letto un’intervista di un eccezionale professionista come Freccero, accusare il premier di voler una Rai della nazione, in pratica l'Eiar, che racconti come tutto è bello e tranquillo. E allora? Anche il presidente del Consiglio ha diritto di sognare la Rai che preferisce. Altra questione è se mette in pratica di autorità il suo progetto facendo man bassa del servizio pubblico. Tutta questa querelle, che poi riguarda principalmente il partito di maggioranza relativa ed i suoi adepti, ci sembra un clamoroso fuoco di sbarramento. Quando governava Berlusconi, la Rai non poteva essere cambiata, perché se si fosse cambiata ecco che l’intenzione era di potenziare la concorrenza. Ora che invece governa Renzi, e beh insomma, è chiaro che il nuovo signore di Palazzo Chigi vuole comandare anche in Azienda, spostare uomini e pedine per raccontare il Paese che più gli piace, magari parlare solo la città di Firenze. Morale, la Rai non si deve toccare, chiunque sia il presidente del Consiglio, quali piani abbia per l’Azienda, soprattutto se ha ventilato pallidamente l’idea di una qualche riforma. Beato Freccero che teme un conformismo totale quale vera aspirazione del presidente del Consiglio. Perché più conformismo di quello che si respira da anni in Rai, che include la nuova la battaglia del tg3 contro il presidente del Consiglio, è difficile anche solo da immaginare. Roma, 2 ottobre 2015 |